Musica, per la prima volta il digitale supera il fisico

Musica digitale

Per la prima volta in Italia l’introito complessivo della musica digitale ha sorpassato quello proveniente dalla musica su supporto fisico: siamo di fronte a un momento storico per il settore che, come rivela la Fimi, sta tornando ad avere una buona salute.

Altro che “de profundis”: la musica in Italia è viva e sta in buona salute, grazie anche all’apporto dei nuovi canali di digitali per la fruizione. È questo, in sintesi, quello che emerge dal tradizionale report della Federazione industria musicale italiana, che fa il punto della situazione sullo stato del settore nel nostro Paese e segnala anche una novità importante.

Crescita per il terzo anno. Partiamo dai dati elaborati dalla Deloitte sul mercato discografico italiano: alla “sterzata” positiva avviata nel 2013 e proseguita nel 2014, infatti, ha fatto seguito un 2015 decisamente positivo, che quindi completa un triennio da “segno più” per la musica in Italia. A beneficiarne ovviamente il fatturato, che raggiunge i 148 milioni al sell in e soprattutto segnala un 21 per cento di incremento rispetto ai dodici mesi precedenti.

Il digitale supera la tradizione. La novità di cui parlavamo, invece, riguarda le nuove tendenze di fruizione dei contenuti musicali: così come sta avvenendo nel resto del mondo, infatti, anche in Italia, per la prima volta in assoluto, il mercato digitale ha compiuto il sorpasso ai danni del mercato fisico tradizionale, che pure è ancora vitale.

Cd e vinile resistono. Infatti, il 2015 ha registrato una positiva ripresa per i prodotti fisici come cd e dischi: grazie anche ai risultati del comparto della musica italiana tout court, con gli artisti che hanno dominato le classifiche degli album, i ricavi del “fisico” sono arrivati a oltre 88 milioni di euro (ben 17 per cento in più rispetto al 2014). Il comparto ha reagito bene anche alle varie iniziative organizzate per incentivare le vendite, come eventi con la presenza di artisti e fan negli “instore” (che spesso hanno coinvolto migliaia di giovani in attesa del proprio beniamino), nonché alle promozioni continue che abbassano il prezzo finale del prodotto. Accanto al cd, poi, resiste anche il vinile, che ormai detiene una nicchia di mercato pari al 4 per cento del totale di vendite.

Spotify e Youtube nuovi colossi. Ma, come accennato, è soprattutto sul fronte digitale che si segnalano numeri e incrementi superiori, grazie alla diffusione pressoché totale di servizi di abbonamento in streaming, come Google Play, TIMmusic, Apple Music, Deezer e soprattutto Spotify, che sono cresciuti in globale addirittura del 63 per cento in un anno. A questi vanno poi aggiunti i colossi dello streaming gratuito, a cominciare ovviamente da Youtube, che resta il prediletto nel nostro Paese.

La musica è sullo smartphone. Non a caso, gli italiano raggiungono addirittura la quarta posizione su scala mondiale per l’ascolto di musica attraverso lo smartphone: un’attività che, secondo l’ultimo Report globale “The Music Consumer Insight Report 2016”, coinvolge oltre il 68 per cento degli utenti nel nostro Paese, che si piazza ai piedi di un podio su cui troviamo Messico, Corea del Sud e Brasile.

Migliorare l’esperienza a casa. Si difende bene anche il computer di casa, comunque, che resta ai primi posti nelle preferenze degli italiani quando si tratta di ascoltare musica. Un’esperienza che diventa anche migliore attraverso la banda larga, come quella che propone Eolo, società specializzata proprio in questa infrastruttura, che riduce disturbi e interruzioni nel flusso; il consiglio per chi vuole godere davvero di musica in streaming, quindi, è di verificare la copertura adsl e capire eventualmente come e dove intervenire per migliorare la propria linea.

Sorpresa: sale il consumo legale. L’ultima notizia interessante che arriva da questi studi riguarda la crescita del consumo legale di musica digitale, che ormai ha soppianto il download illegale che dominava nelle prime ere di Internet: oggi che il 75 per cento degli utenti italiani accede a musica in licenza, con un 20 per cento di persone che utilizza servizi di ripping, mentre il resto si suddivide tra streaming e servizi in abbonamento.

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