L’impianto elettrico domestico è l’insieme di dispositivi, componenti elettrici, prese, interruttori e fili che ci permette di accendere la luce, usare gli elettrodomestici, fare le telefonate e accendere il computer per collegarci a Internet. L’impianto elettrico casalingo dev’essere affidato a un professionista abilitato, che deve garantire un lavoro a regola d’arte; l’impianto dev’essere in grado di soddisfare le necessità della casa e proteggere da contatti accidentali e pericolosi con parti elettriche. Scopriamo allora, grazie al blog di Punto Luce, come dev’essere progettato e realizzato un impianto elettrico a casa.
Progettazione di un impianto elettrico: cosa serve e come si fa
Come già accennato, la progettazione dell’impianto elettrico va affidata a un professionista abilitato che, alla fine dei lavori, deve rilasciare un’apposita dichiarazione di conformità dell’impianto alle norme di legge.
L’azienda elettrica fornisce il contatore, di solito da 3 kW, da 4,5 oppure, in caso di necessità, da 6 kW; dal contatore partono i cavi che arrivano al quadro elettrico casalingo, in cui si trova il differenziale magnetotermico, cioè l’interruttore magnetotermico e l’interruttore differenziale (il salvavita), che servono a proteggere impianto e persone da sovraccarichi e contatti accidentali.
Dal quadro elettrico, poi, partono i cavi elettrici che raggiungo le scatole di derivazione, le prese e gli interruttori. Ogni componente elettrico ha bisogno di due circuiti diversi: da 16 ampere per le prese, da 10 ampere per le luci. Le prese devono essere messe minimo a 30 cm da terra.
Il progettista, dunque, deve tener conto dell’arredamento e dell’architettura della casa prima di procedere alla realizzazione dell’impianto. Meglio evitare soluzioni fai-da-te: da soli si può sostituire una presa elettrica o un interruttore, ma non certo progettare un intero impianto domestico.
I tre livelli dell’impianto elettrico domestico
Secondo la norma CEI 64-8, esistono tre livelli di dotazioni.
Il primo livello, con dotazioni di base, prevede un numero minimo di prese, punti luci, circuiti in funzione della metratura della casa, e almeno due interruttori differenziali per garantire “continuità di servizio”.
Il secondo livello prevede più dotazioni, fra cui sistemi di protezione e sicurezza della casa, come il videocitofono e i sistemi antiintrusione, e un sistema di controllo dei carichi.
Il terzo livello, infine, è il livello domotico, che significa più comfort e un maggiore risparmio energetico. Per essere considerato domotico, l’impianto elettrico deve avere almeno quattro funzioni domotiche: per esempio, gestione delle luci, gestione della temperatura, controllo remoto, sistema di rilevazione di sostanze pericolose, sistema antiallagamento etc.
Le norme per la realizzazione dell’impianto elettrico
Abbiamo detto che l’impianto elettrico di casa dev’essere fatto a regola d’arte da professionisti e imprese abilitati, regolarmente iscritti alla Camera di Commercio.
La norma di riferimento per la realizzazione dell’impianto è la già citata CEI 64-8, nello specifico la variante V3, che descrive le caratteristiche minime di un impianto elettrico regolare: la sezione del montante di collegamento dev’essere almeno di 6 mm2, i cavi elettrici devono essere sfilabili, i quadri elettrici devono essere dimensionati con un 15% di riserva, il conduttore di protezione deve arrivare al quadro elettrico e devono esserci almeno due interruttori differenziali per garantire continuità di servizio alle due linee casalinghe, chiamate solitamente “luce” e “forza”.
Ricordiamo che l’installatore deve rilasciare una dichiarazione di conformità dell’impianto alle norme di legge.
I costi di un impianto elettrico
Un impianto elettrico ben fatto costa circa 60 euro a punto luce installato. Scegliere i materiali migliori e un professionista serio e preparato sono le cose migliori da fare per avere un impianto elettrico sicuro e affidabile.